Una metafora filosofica per il chitarrista in evoluzione

C’è  una metafora, ben nota alle antiche tradizioni sapienziali, che paragona l’essere umano a una carrozza.
Ho incontrato questa metafora, di cui scrive Platone, nel “Fedro”,
la prima volta, circa vent’anni fa, nel libro “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Georges Ivanovič Gurdjieff e qualche giorno fa nel libro di Annie Marquier “Usare il cervello del cuore, che la descrive come segue:

“In questa metafora l’essere umano, nei suoi elementi costitutivi, è paragonato a un insieme formato da un carro, un cavallo, un cocchiere che guida il cavallo e un padrone del carro che vi sta seduto sopra”.


  •       Il carrorappresenta simbolicamente il corpo fisico
  •       Il cavallole emozioni
  •       Il cocchierela mente
  •       E il padronel’essenza di ciò che siamo veramente (coscienza superiore, anima, sé superiore o in qualunque altro modo vogliamo chiamarla).
  •       L’insieme formato da corpo fisico, emozioni e mente costituisce ciò che spesso viene chiamato “personalità” o “Ego”. 

Forse ti starai chiedendo “cosa c’entra tutto ciò con la chitarra?”
Come insegnante di chitarra ho incontrato tantissimi allievi. 

Quando incontri un allievo la prima volta, ti porta un suono, a volte incerto e appena abbozzato, ma è un suono che viene dal profondo del suo essere, un suono accompagnato dal grande desiderio di trovare la sua strada per esprimersi.

Aiutare l’allievo a fare in modo che quel suono cresca e trovi la sua strada verso l’espressione è il compito di un insegnante, almeno per me è così.

Non si tratta affatto di un lavoro semplice, anzi il processo è pieno di insidie e ostacoli, perché la musica già di per sé è complessa, così lo è anche la chitarra e ancor di più sono complessi i processi espressivi e creativi.

Per farti capire meglio quello di cui parlo, voglio farti un esempio.

Se non riesci a eseguire un certo passaggio sulla chitarra, i motivi della difficoltà potrebbero essere tanti. 

Non è affatto scontato che il problema sia di natura tecnica, anche se questo solitamente è quello che si tende a pensare e che di conseguenza ci porta a ripetere tante volte quel passaggio musicale con l’aspettativa di migliorarlo fino a renderlo perfetto. 

Certo, a volte il problema è di natura tecnica: potrebbe ad esempio riguardare l’uso della mano sinistra oppure quello della destra, o forse un’inefficace sincronizzazione delle due mani. Ma il problema potrebbe benissimo avere la sua causa altrove. 

Ad esempio potrebbe derivare da una non precisa comprensione ritmica del passaggio, oppure da un’insufficiente chiarezza dell’idea melodica o armonica. 

Potrebbe ancora derivare dall’interruzione del respiro, bloccato da uno stato di tensione emotiva, oppure potrebbe essere causato da una specifica tensione muscolare disfunzionale…

Per fare un altro esempio, accade e anche molto spesso, che nel percorso artistico s’incontrino dei momenti di stallo

A volte questi sono semplicemente periodi legati al ritmo di apprendimento, sono cioè fasi di ri-elaborazione e di assorbimento “silenzioso” del lavoro svolto e sono pertanto funzionali al processo di crescita. 

A volte però la difficoltà a procedere verso un livello superiore dipende da altro. 

Può capitare ad esempio che nonostante un approfondito studio dell’armonia o della tecnica strumentale la tua capacità nell’improvvisazione non ti soddisfi.

Oppure può succedere che nonostante tu abbia perfettamente assimilato il linguaggio di George Benson o di Pat Metheny, tu faccia fatica a trovare un tuo linguaggio personale

O ancora può capitare che quando suoni da solo nella tua stanza tutto funzioni a meraviglia ma appena ti trovi davanti qualcuno che ti ascolta, la qualità delle tue performance crolli drasticamente.
Nel corso degli anni quindi la mia prospettiva riguardo al vero oggetto dello studio e dell’insegnamento si è sempre più allargata, dalla chitarra a quello che ho chiamato strumento superiore, cioè l’insieme musicista-strumento, in tutta la sua interna ricchezza e complessità di competenze musicali e personali e nella sua profonda relazione con il mondo esterno da cui il musicista trae ispirazione e verso il quale il suo suono desidera liberarsi.



La metafora della carrozza descrive le diverse funzioni delle “parti” da cui è costituito l’essere umano, indicando per ciascuna di esse specifiche “aree di competenza” e credo che possa essere illuminante per orientare il percorso artistico di noi chitarristi e del musicista in generale.

Ecco come può essere declinata la metafora della carrozza in riferimento al chitarrista:

  •       Il carro, (il corpo fisico), rappresenta le capacità tecniche, strumentali e ritmiche.
  •      Il cavallo, (le emozioni), rappresenta il nostro potenziale energetico, le emozioni che trascinano la nostra musica quando suoniamo, il “fuoco” della passione che ci spinge a studiare per diventare migliori.
  •       Il cocchierela mente, rappresenta l’ambito della teoria musicale e dell’organizzazione logico-simbolica delle conoscenze necessarie.
  •      Il padrone(l’anima o coscienza superiore), è la parte di noi che può conoscere il “luogo” dove la musica ha origine, la sua vera sorgente. È quella parte di noi che ha la capacità di trasformare un opera di “artigianato musicale” in un opera d’arte.
Nel prossimo articolo cominceremo ad approfondire questa metafora.
Comincio, però, a dirti questo: nella metafora della carrozza il cocchiere, cioè la mente, ha un ruolo fondamentale, e anche se, come vedremo in seguito, non dovrà essere lei a decidere la direzione del nostro percorso artistico, è proprio la mente, attraverso la comprensione e l’organizzazione delle conoscenze musicali, a predisporre la carrozza (cioè il corpo, la tecnica, le abilità strumentali) per il suo viaggio, dotandola di tutto ciò che le serve.

Ecco perché nel progetto della “Settima corda” iniziamo con un video-corso su un argomento teorico, come 

Ecco perché ho chiamato questo progetto “La settima corda”. Questo nome, riferito alle sei corde della chitarra, allude a quel “qualcosa in più”, alla necessità di andare “oltre”.
Quella “settima corda” è tesa fra la nostra stessa esistenza e il senso profondo della musica
Su di essa dobbiamo imparare a stare in equilibrio come un funambolo. 

Essa ci ricorda che è facile cadere e che in fondo si tratta solo di un gioco, un bellissimo gioco.

Stay in tune!

Manuel Consigli

Le 8 tecniche fondamentali per la sostituzione degli accordi”.